giovedì 26 settembre 2019

I lupi solitari

... mi viene una riflessione...
alcuni hanno bisogno del branco per sentirsi al sicuro (e non giudico se sia giusto o sbagliato) ma poi ci sono quelle persone che sono lupi solitari...
Il lupo solitario va per la sua strada e si basa solo sulla sua intuizione ed esperienza... non accetta consigli e non li chiede (a parte rari casi) non per presunzione, ma, perché preferisce battere da solo la propria via...e se sbaglia... sbaglia da solo e non per mano di altri...
E quando sbaglia, converte l'errore in esperienza e insegnamento.
Accetta la presenza degli altri nella misura in cui rimangano anch'essi solitari e non si leghino per bisogno o dipendenza, ma solo per "interconnessione"...
Non hanno bisogno di lode...
"rifiutano" lodi ma anche critiche... di queste ne fanno il mero monito esterno al loro progresso,  regresso o arresto nella via della propria peregrinazione... usandole come spunto di riflessione.
Una lode da una persona sbagliata può servire a capire che si sta perdendo la strada... E così per le critiche... bisogna sempre basarsi sul monito interiore, strettamente intimo e personale...
I lupi solitari sono pellegrini in cammino senza un'apparente meta geografica precisa, non vanno dove tutti vanno, ma il loro obbiettivo è conoscere se stessi ed arrivare dall'interno profondo verso qualcosa di grande...così grande che non osano neanche pronunciarne impropriamente il nome...
I lupi solitari sono umili ma mai sottomessi, non amano il potere perché il potere è solo uno status relativo alla comunità... E a questo mondo...
A. M.

giovedì 20 giugno 2019

The Fountain

Ieri sera ho riguardato, dopo qualche anno, The Fountain (L'albero della Vita) di Darren Aronofsk, è un film molto particolare non amato da tutti, da alcuni bollato come roba new age... o grovigliosamente incomprensibile, credo solo che alcuni non abbiano compreso dei significati simbolici molto interessanti.
Devo ammettere che la prima volta che vidi il film non capii gran che... ma ieri l'ho compreso (credo nel suo significato profondo) e sono rimasta molto colpita dai vari significati simbolici di cui parla.
Mi voglio, però, soffermare sulla scelta dell'albero utilizzato per la rappresentazione dell'Albero della Vita nel film, particolare che mi ha colpito molto sul personale perché circa 7 anni fa feci un sogno (non avevo ancora mai visto il film) e vidi davanti a me un albero identico a quello che Thomas, il conquistador, vede quanto arriva a scoprire che l'Albero della Vita esiste secondo la mappa del villaggio Maya.
Nel sogno vidi lo stesso scenario, solo che l'abero si ergeva su di una collina e soprattutto, identico il particolare del sole dietro la chioma che crea il tipico bagliore dorato tra le foglie... un'immagine spettacolare alla vista...emozionante..
Torniamo adesso al tipo di albero utilizzato: è l'Aesculus Hippocastanum ossia l'ippocastano.
Questo albero ha delle caratteristiche peculiari molto significative, Bach, il dottore che formulò i rimedi floreali omonimi, colse gli aspetti importanti della pianta e ne creò due rimedi molto interessanti dal punto di vista evolutivo animico.
I due rimedi sono White chestnut e Chestnut bud che sono entrambi utili all'eliminazione dei modelli ripetitivi che hanno come scopo quello di farci "apprendere dalla vita".
La differenza tra i due è il livello di coscienza: White chestnut (ottenuto dal fiore) riguarda il vivere presente, accrescendo l'interesse per ciò che avviene qui e ora, Chestnut bud (ottenuto dalla gemma) invece è, a livello di guarigione esoterica, un vero e proprio maestro karmico che aiuta ad uscire dalla ripetizione degli stessi errori, errori che sono la chiave per evolvere animicamente ma, che se non vengono compresi, creano sofferenza e rendono la nostra vita spirituale stagna all'ego giudicante.
La frase chiave è "distacco dalla vita" ma inteso solo in senso strettamente egoico.
Torniamo all'albero e alle sue caratteristiche che rendono l'ippocastano il più emblematico albero in primavera: la gemma si forma nella stagione precedente (l'inverno che può essere assimilata a uno stato di nigredo) e in essa è racchiuso tutto il potenziale di una nuova crescita (come una materia prima nell'alambicco) e sviluppo perché essa è una miniatura delle foglie, dei piccioli e del fiore.
Il rimedio si crea tramite bollitura e questo fa proprio pensare all'alchimia!
Tra l'altro un'altra particolarità di questo albero è il fiore (bianco come l'albedo) ermafrodito (come l'uomo ermetico) in più si sviluppano a grappoli piramidali verso l'alto..
Il rimedio White chestnut si ottiene con la solarizzazione che fa pensare all'energia del Sole che vivifica l'Uomo spirituale.
Come ho detto il rimedio floreale Chestnut bud è preparato proprio con le gemme.
Quando la gemma si apre e la foglia inizia ad espandersi nello spazio, lo fa nell'ambito di un preciso modello di potenzialità, ogni bocciolo nasce dalla stessa matrice, ma è portatore di una forma unica, speciale.
È come una singola persona che esplora le potenzialità della vita (potenzialità orizzontali e verticali come nel simbolismo della Croce).
Ogni esistenza racchiude determinate opportunità, lezioni, esperienze necessarie alla nostra evoluzione... opportunità che se colte indicano la via.
Chestnut bud (Il rimedio tratto dalle gemme) è un aiuto a chi resta "bloccato"...è un aiuto alla liberazione, all'apprendimento...
Questo rimedio si può assumere anche il giorno prima di morire... così che si faccia tesoro interiore sia dei nostri errori sia delle esperienze... segreto dell'evoluzione e dell'ascesa ai livelli superiori dove la conoscenza diviene consapevolezza ed il sapere lascia il posto alla saggezza.
Aggiungo un'altra considerazione sul simbolismo usato nel film relativo all' albero, sia il Thomas attuale che quello del passato, cercano l'albero per scopi personali (egoici per quanto sembrino nobili e cioè l'amore per una donna) non capendo che l'immortalità non è una condizione terrena ma animico/spirituale... credo che il Thomas ultradimenzionale che si prende cura dell'albero in realtà, si prenda cura dell'Anima anzi oserei dello Spirito, nel momento in cui egli Comprende, l'albero si riempie di vita, in poche parole, compie la sua potenzialità e torna all'Uno.
Molti hanno parlato del Thomas spirituale come uno stato onirico, invece secondo il mio parere gli stati onirici dell'anima di Thomas sono le due vite che egli "vede" e "scrive" (che poi penso che la narrazione della storia ambienta nel passato sia in realtà la reminiscenza di un'altra vita) in stato di meditazione animica.
Nel film si evince la differenza della donna come oggetto di amore e della donna intesa come anima (in pratica la visione dell'amor Cortese)...
Isabel attraverso il suo destino guida Thomas verso un'autentica spiritualità e lo può fare solo dopo la sua morte...
Aggiungo un'altra considerazione, la Isabel regina vuole l'immortalità nella vita terrena, quindi è in uno stato di volontà più egoica, questo stato viene "espiato" nella Isabel dei giorni moderni che ha un'anima più purificata e comprende la pienezza della vita poco prima di morire, quindi questo fa pensare a un'evoluzione animica a spirale..
Aggiungo brevemente altre simbologie che nel film si compenetrano: come il tumore-nebulosa (nel film hanno la stessa forma).. per noi la malattia è qualcosa di prettamente negativo e nefasto ma in questo film ha un significato più profondo, il vero significato esoterico della malattia e qui potrei aprire un post a parte..
Un altro personaggio simbolico è l'inquisitore che sembra un soggetto del tutto negativo, ma in realtà, dice il vero, ossia che la realtà terrena è una prigione e l'eternità non è di questo mondo, combatte la regina ed è il "suo male", come nella vita più attuale lo è il tumore che in realtà ha un simbolismo sacrificale che permette a Izzi di elevarsi spiritualmente.
Altro simbolismo è Isabel-regina e Isabel-malata... qui ho delle considerazioni da fare: intanto rimanda al simbolismo cabalistico delle due Regine Malkhut e Binah, la prima terrena e la seconda divina e qui va da sé che la regina spagnola gode di ottima salute e ricchezza perché è quella terrestre e quindi è nel suo ambiente "naturale", mentre l'altra è malata perché il suo destino non appartiene a questo mondo.
La protagonista da regina non perverrà mai all'immortalità tanto agognata, neanche con tutto l'oro e ricchezze che ha ma la "stessa" attraverso la malattia finalmente si sente completa vicino a Dio...
Nel film è ricorrente il principio ermetico "come in alto così in basso" e anche il principio cabalistico della speculazione delle simbologie che nei mondi  assumono un significato opposto a quello del mondo più elevato quando sono proiettate in uno più basso... solo attraverso il non giudizio verso questi simboli chiave della vita riusciamo a trovare il vero senso di essi.
Mi giunge una domanda... e se Adamo ed Eva non avessero compreso che l'Albero della vita non era miracoloso per scopi prettamente egoici?
Lo stesso albero posto al centro dell'Eden si tramuta "in basso" in quello della Conoscenza, medesimo albero di cui è stata fatta la croce di Cristo...
Concludo dicendo che l'Albero è un simbolo archetipico dell'Anima per questo è così ricorrente in tutte le tradizioni e religioni...
Nell'AniMo Antico

Le informazioni tecniche dell'ippocastano sono state riassunte dal testo "Fiori di Bach. Forma e funzione" di Jiulian Barnard

martedì 7 maggio 2019

"Perché stai facendo il tuo percorso?"
"Voglio essere il cambiamento che vorrei vedere nel mondo".
Parafrasando Gandhi voglio davvero questo nella mia vita, ma questa prima risposta così nobile nasconde due diverse visioni una egoica e un'altra spirituale.
Voglio essere il cambiamento che vorrei vedere negli altri... sembra molto simile alla frase detta sopra ma c'è un seguito..
- per non soffrire più -
Da qui parte una serie di considerazioni che arrivano da questo percorso di "scavo" interiore; ho compreso che forse la ferita più grande, della mia infanzia, è stata il non essere "vista" da mia madre, mi "vedeva" mia nonna, un po' anche mio padre ma mia madre no e di riflesso anche mia sorella non è mai stata in grado di "vedermi" pienamente a causa della sua codipendenza con mia mamma.
Non solo non venivo "vista", ma venivo continuamente travisata e contro-interpretata... ho passato tutta la mia infanzia a nascondere chi ero altrimenti pena... tanta sofferenza.
Che poi nascondere me stessa a quell'età era difficilissimo in quanto bimba e proprio per questo, i bimbi hanno la loro spontaneità, non mi riusciva neanche bene...
La mia infanzia, escludendo quando ero con mia nonna, è stata un inferno, io "capro espiatorioo della mia famiglia e di seguito spiegherò perché...
Fondamentalmente non ero accettata per la mia indipendenza, mentre mia madre è stata sempre molto "dipendente" dalla sua figlia (caratteristica che ho mantenuto e forse anche troppo) ma anche per la mia indole tranquilla, questo perché mia sorella, la prima figlia, quella nata dall'"amore", era una bambina vivace, come dicevano loro; Solare (per il periodo delle elementari lo fu anche troppo e immagino perché, probabilmente aveva compreso che per "sopravvivere" doveva essere iperattiva), io ero una bambina un po' più "adulta" e questa mia caratteristica non veniva accettata soprattutto da mia mamma che si è sempre sentita a disagio con me.
(Dico di essere il "capro espiatorio" perché sono stata concepita in un periodo di grave crisi familiare e quindi su di me sono state proiettate molte emozioni negative che non sto qui a spiegare...)
Questo mi ha portato ovviamente a sopprimere la mia identità e per parecchi anni della mia vita non sapevo mai che strada intraprendere, non solo, avevo la convinzione di essere un asino senza speranza.
Fino alla scuola dell'obbligo, per esempio, non ho avuto il problema della scelta perché quel percorso va da se, poi è arrivato il bivio...; il mio cuore voleva seguire il mio amore per l'arte, mentre ciò che era socialmente più accettabile (anzi accettabile da mia madre) era la scelta più "opportuna" dell'istituto tecnico commerciale e così mi sono diplomata in quello.
Anche la mia sensibilità, la mia sensitività non era accettabile in casa e ne ho fatto il mio peggiore incubo e "demone".
Insomma la mia insicurezza cronica ha delle basi talmente salde che ad oggi pur avendo la libertà di essere ciò che sono (ho 40 anni) non riesco ad esserlo probabilmente è quindi a "farmi vedere" dalle persone da cui voglio essere vista.
Ho anche pensato che in realtà non ci fosse nulla da vedere, ma tra la gente con una maggiore erudizione mi sento abbastanza "riconosciuta" nelle mie qualità animiche e intellettuali e questo mi gratifica un po' l'ego ma non l'anima, perché quello che voglio è che le persone a cui tengo mi riconoscano, non gli altri.
Potrebbe "vedermi" anche tutto il resto mondo ma per me non è quello l'obbiettivo primario...
Questo grida la mia bambina interiore, lo grida dentro ma nessuno delle persone a cui grida lo sente...
Passando alla parte più adulta e spirituale di me l'obbiettivo è su un ottava più alta, un obbiettivo votato a un grande ideale e cioè di poter davvero essere un'anima libera in grado di liberare gli altri intorno a me...
Probabilmente queste due motivazioni, quella infantile e quella adulta, hanno una spinta egoica in comune, e cioè, non soffrire, ma se nel primo caso è la bambina interiore che non vuole più star male, nel secondo è la cecità degli altri che crea la sofferenza, questa cecità non permette loro di vedere di essere in una prigione, e anche io lo sono come tutti, ma la riesco a vedere... molte persone no... e purtroppo per il momento non posso fare assolutamente niente, perché prima dovrei liberarmi io stessa.
Ho anche pensato che questo mio obbiettivo finale potesse avere uno sfondo narcisistico ma in quel caso non sentirei empatia verso gli altri e penserei di poter essere l'unica a questo compito...
Voglio aggiungere che ho capito ciò che grida la bambina interiore dalla comprensione di un trauma recente: mio padre una settimana prima di morire stava male, si era abbandonato sul letto e non collaborava in nessun modo, ma io invece di rendermi conto che la situazione era realmente disperata, ho inveito contro di lui perché "pensavo" (ho giudicato) che non volesse più lottare o che volesse ridurre mia madre a schiava (ho giudicato in maniera orrenda)..
Mi faccio schifo per questa cosa ma comprendo anche la mia non accettazione del fatto che lui ci stava lasciando (quindi paura della sofferenza) e probabilmente anche il fatto che c'è una parte ombra in me che nella sofferenza della gente ci vede cattiveria perché è questo che mia madre mi ha insegnato... a veder cattiveria nella rabbia che la sofferenza mi causava quando ero piccola perché in realtà non sapevo più come fare a chiedere un abbraccio, un bacio, una carezza....amore
Rimane il fatto che non ho saputo vedere mio padre quando aveva bisogno... E sono riuscita a Vederlo davvero solo quanto stava per morire (e infatti anche mia madre mi vedeva solo quando stavo male per questo motivo ho avuto una serie di problemi di salute autoimmuni per gran parte della mia vita anche abbastanza invalidanti).
Questo sentimento negativo per chi sta male può essere associato alla manipolazione, inconsciamente mi autoinfliggevo problemi di salute perché solo così ricevevo attenzione da mamma, il problema è che mia mamma mi dava affetto con le "cose" (era il suo modo di "dare" amore) e non combaciava, non riempiva il mio bisogno, però nello stesso tempo mi dava modo di avere la sua attenzione e una parte di me riconosceva che era il suo "linguaggio" per esprimere affetto.
Detto questo, quello che facevo da piccola era comunque una manipolazione (anche mal riuscita in quanto stavo male io e non ottenevo nulla che mi importasse veramente), ma c'è un'altra cosa da dire, ho sempre "preteso" che mia madre mi amasse in modo diverso da quello che conosceva lei.
La chiave è che una volta comprese le dinamiche poi ci si perdoni sia gli altri che sé stessi... basta giudizio... solo discernimento e consapevolezza...
Ecco la chiave
A.M.

venerdì 26 aprile 2019

Resilienza

Sentiamo spesso parlate della resilienza (tanto di moda nella new age)...
Della vita che ci "spezza le ossa" ma non ci piega..
Del sopravvivere alle avversità.
Del evoluzione dopo una catastrofe, personale o collettiva che sia.
Ci sono esseri umani che comprendono integralmente e interiormente il significato della resilienza e lo mettono "in pratica" in ogni evento della propria vita e persone che invece fanno un uso illusorio di questo termine perché pur comprendendone il significato non ne riescono a metterne in pratica l'insegnamento interiore.
La sola difficoltà nel conpemetrare la relisienza è mettere da parte l'ego, quello che crede che sia tutto ingiusto e sbagliato ciò che è doloroso o difficoltoso...
La natura ci dà un grande esempio...
Guardate questo melo vicino casa; quest'inverno, non so a causa di cosa, ma credo per mano dell'uomo, ha subito una grave frattura.
Ogni giorno che passavo davanti a questo povero albero mi rattristavo vedendolo spezzato e abbandonato a se stesso...
E invece la sua linfa vitale ha attraversato la frattura e ha continuato a dare vita ai rami... e adesso che la primavera è arrivata, se pur spezzato, vi sono fiori lungo tutta la sua interezza...
Questa immagine di forza vitale mi ha fatto riflettere tantissimo perché racchiude il vero significato della vita, in tutte le sue ingiustizie, difficoltà... in tutte le sue forme di morte e resurrezione...
In tutte quelle volte che ci vuole "spezzare" ma da ciò possiamo imparare a rinascere... sempre..
Dove c'è la ferita.. fai nascere un fiore...



Ringrazio infinitamente quei sociopatici che si incontrano ogni tanto sulla strada della vita, perché attraverso di loro, che sono portatori insani di ombre, riesco a vedere ciò che i miei blocchi e i miei traumi hanno nascosto nell'inconscio...
Riesco a capire su quale esperienza della mia infanzia devo soffermarmi affinché possa perdonare tutti quei sentimenti e sensazioni che ho dovuto reprimere per poter sopravvivere quando ero piccola.
Riesco a vedere quelle zone d'ombra in cui la luce non c'è e far chiarezza su di esse.
Riesco a togliere volta per volta uno strato per  pian piano avvicinarmi sempre più al nucleo centrale del mio mondo interiore....
Ogni esperienza negativa mi ricorda quanto si può migliorare e quanto si può lavorare su se stessi attraverso lo specchio della vita...
Perché se ti approcci con umiltà riesci a scorgere dove gli altri non vedono nulla..
Dove molte persone, di questa società malata, non si domandano mai se possono cadere in errore, io me lo domando ogni istante della mia esistenza...
Ogni istante...
...mettendomi sempre in discussione...
Ringrazio la vita che non sempre è facile perché mi dà il giusto spunto per poter evolvere!
Ma soprattutto ringrazio di non focalizzarmi sulla bruttezza dell'esperienza ma sull'opportunità che quella bruttezza può darmi per vedere finalmente il bello e buono, scolpendo la roccia grezza che contiene l'opera finale..

Nell'AniMo Antico

giovedì 17 gennaio 2019

Relazioni impossibili

Molte donne parlano di relazioni "impossibili" con uomini che hanno sostituito completamente il cuore con il cervello, questi esseri super razionali non si concedono ai sentimenti, però spesso si accompagnano invece a donne empatiche che cercano in tutti i modi di sciogliere quel ghiaccio che hanno nel petto, ma ovviamente non ci riescono.
Questo tipo di schema è diventato molto, troppo comune, a mio avviso, e mi induce a pensare che sia un nuovo standard massivo dell'uomo moderno.
Io credo una cosa, se da una parte il  controllo delle passioni può essere segno distintivo di uomini evoluti che non si lasciano travolgere da chiunque e cercano il proprio "femminino" nella compagna, dall'altra troviamo questo tipo di persona che si rifugia in una pseudo maturità solo per paura di provare sentimenti, quindi in molti casi si accontenta di zone comfort nelle quali sa che non sarà mai troppo coinvolto o che comunque sa di poter gestire facilmente.
Questo nuovo stato maschile, questa nuova forma dell'essere moderno è uno standard di massa molto comune, una maschera sociale riconoscibile (anche se ognuno ha varie sfaccettature alla fine il pattern è quello)..
Uomo ci diventa chi sa aprire il cuore nonostante le paure o i traumi, Uomo è chi sa amare e magari rinunciare alle facili relazioni o a richiami prettamente ormonali, ma cerca un legame completo con una donna..
Uomo è chi sceglie l'anima della persona e non solo il fisico, o lo stato sociale, o altre maschere opposte alle sue o in cui si riconosce...
Uomo è colui che se davvero comprende che una donna vale, trova il coraggio e fa un salto... Anche se muore di paura... quel salto lo fa..
L'uomo standard sceglie donne valide ma che non apprezza totalmente così che non debba mai oltrepassare quel varco che lo può condurre a una vera crescita interiore.
Un amore completo, "iniziatico", questo fa un vero Uomo, egli non indossa l'inutile armatura di uno pseudo controllo di sé troppo facile da "conquistare".
A volte lasciarsi travolgere da una tempesta non vuol dire soccomberne, ma se nella tempesta si riesce a trovare il senso e la crescita, allora si diventa i padroni dell'uragano, non senza rischi, non senza lottare o soffrire, ma avendo il coraggio di entrarvi e diventare la tempesta stessa... Non rifugiandosi sul mentale, sul razionale...
E donne, se davvero tenete a voi stesse, non permettete di essere la zona comfort di qualcuno, non permette di essere la "seconda scelta" di questi uomini che non sanno affrontare le loro vere esigente sentimentali.
Provate di tutto se amate, ma amate sempre più voi stesse, perché spesso con determinate persone il sentimento non basta... lo schema è più forte di qualsiasi calore umano.
Crescete voi tramite loro, imparate a mischiare il vostro cuore con la freddezza necessaria a comprendere questi meccanismi, fatene uso come l'alchimia, e integrate in voi ciò che vi manca... ma soprattutto utilizzate l'esperienza per far pace con il vostro maschile interiore a finché non capiti più di non essere apprezzate... per prime inconsciamente da voi stesse!
A.M.

lunedì 14 gennaio 2019

Il quadro

Avevo più o meno 4 anni, non avevo ancora avuto esperienza del catechismo che per me iniziò a 6.
Questo particolare è importante perché allora non avevo nessuna cognizione intellettuale di ciò che mi capitava.
A casa di mia nonna, sopra il suo letto, c'era (e c'è ancora) un quadro dai colori pastello delicati e tenui, per lo più sul verde acqua e l'azzurro, il quadro è rappresentante una scena della Sacra Famiglia con Maria, Giuseppe e il Bambino Gesù.
Ogni Pasqua questo quadro trasfigurava ai miei occhi e ricordo che questo fatto mi turbava molto, ma pensavo fosse "normale", cioè, che tutti vedessero il fenomeno.
Vedevo l'immagine o trasfigurare in colori lividi, o diventare completamente rosso sangue oppure, mi appariva il volto di uomo sofferente che grondava di sangue dalla testa cinta da una corona di spine.
Grazie alla processione che ogni anno si svolgeva in città, sapevo di chi era quel volto, era di Cristo, ma ero troppo piccola per sapere coscientemente che Gesù bambino e Cristo erano la stessa persona.
Solo dopo, con il catechismo, capii e collegai.
Mi ricordo che una volta chiesi a mia nonna (la persona da me più amata e di cui mi fidavo ciecamente) per quale motivo il quadro cambiasse, e lei mi rispose semplicemente che il quadro non cambiava affatto.
Ecco in quel momento era chiara una cosa shoccante, questa esperienza era qualcosa che riguardava solo me..  ebbi ancora più paura, pensavo di aver fatto qualcosa di male, decisi che, se mia nonna non poteva aiutarmi, allora nessuno lo avrebbe potuto fare, e quindi queste trasfigurazioni dovevano rimanere un mio segreto, come quando si fa una marachella e non si vuole essere sgridati.
A.M.